L’Ashtanga Vinyasa Yoga e Sri Tirumalai Krishnamacharya
Sri Tirumalai Krishnamacharya nacque il 18 novembre del 1888 in Muchukundapuram, nel Karnataka, nell’ India del Sud. Lo yoga faceva parte della tradizione familiare e un suo antenato illustre fu l’autore dello “Yoga Rahasya”, Sri Nathamuni. Si racconta che l’avo gli apparve in sogno suggerendogli di visitare il Tempio di Vishnu ad Alvar ed il giovane si mise in cammino. Fu in quell’occasione che incontrò l’avo saggio, non riconoscendolo da subito; chiese indicazioni ad un vecchio, trovato sul cammino vicino al tempio, su dove avrebbe potuto incontrare Sri Nathamuni e, dirigendosi verso quel luogo, cadde privo di sensi a causa della stanchezza del viaggio e della fame. Durante quel sonno ebbe una visione in cui l’antenato, seduto tra due saggi sotto ad un albero di mango, vicino al fiume Tamraparani, acconsentì alla richiesta del giovane di apprendere lo Yoga Rahasya,e cominciò a recitare i versi dell’antico testo perduto. Dopo qualche ora Krishnamacharya si riebbe, i saggi e l’albero erano spariti; tornò sui suoi passi e rivide il vecchio che gli aveva indicato la strada e che lo invitò ad entrare nel tempio per pregare; quando ne uscì il saggio sparì. Il giovane comprese che quell’uomo altri non era se non l’Acharya Sri Nathamuni stesso e di avere ricevuto direttamente da lui l’antico testo Yoga Rahasya; ne fece buon uso, considerandolo la perla preziosa da cui partire per sviluppare quella che sarebbe stata la sua pratica.
Il suo primo Maestro fu il padre, dopo venne Sri Srinivasa Brahmatantra. A 12 anni apprese la grammatica sanscrita, la filosofia Vedanta e la Logica con Sri Krishna Bhramatantra Swami, guru religioso del Maharaja di Mysore. Furono molti i Maestri che seguì per progredire nella propria pratica e nella conoscenza della Filosofia indiana a tutto tondo, dell’Ayurveda e del Sanscrito. Krishnamacharya continuò i propri studi con vari maestri, per apprendere il più possibile, sia nel campo del Sanscrito che delle correnti filosofiche indiane e dell’Ayurveda, sui Veda, il Vedanta e i Darshana Indiani. Si spostò a Benares dove praticò le tecniche yoga apprese dal padre e dove fu esaminato nelle tecniche Yoga da Sri Babu Bhagavan Das per entrare alla Patna University, come in effetti fu, creando intorno a sé stima ed ammirazione degli esaminatori per le sue conoscenze e la sete di accrescerle. Su consiglio partì per recarsi in Tibet, fino a Mansarovar, a conoscere colui che sarebbe diventato il suo Guru, Sri Rama Mohan Brahmachari e da lui, a partire dal 1916,si fermò, apprendendo le tecniche dell’Hatha Yoga , del Pranayama, imparando a memoria alcuni testi tra cui lo “Yoga Korunta” e il “ Samkya Darsana” e a giungere alla conoscenza del significato profondo degli Yoga Sutra di Patanjali”. Apprese inoltre la pratica dello Yogabhyasa (Illuminato commentario sugli Yoga Sutra di Patanjali scritto da Vyasa forse tra il VII e il XII secolo) e si dedicò ad altri importanti tecniche. Fu Sri Mohana Brahmachari ad invitarlo a ripartire, riprendere la vita sociale e trasmettere il messaggio dello Yoga: questo fa un autentico Maestro quando l’allievo può volare con ali proprie.
Fu così che Krishnamacharya, dotto nelle scritture e scienziato dello yoga, tornò alla vita sociale, continuando a studiare per accrescere il proprio scibile e intorno al 1924-5 divenne consigliere e maestro di Yoga del Maharaja di Mysore, Krisnaraja Wadiyar e della di lui famiglia. Ebbe la sua Yogasala all’interno del palazzo Jaganmohan e fu un Maestro molto severo, che non tutti seppero seguire
LA TECNICA DEL VINYASA KRAMA che consisteva in una logica sequenza di asana fino al ritorno alla posizione di origine, venne applicata per primo con i bambini introdotti allo Yoga, per renderli agili e padroni del corpo, sulla scia dell’insegnamento di Sri Nathamuni. La pratica comprendeva tre parti, la prima per lo sviluppo della forza, concentrazione ed agilità- abilità, la seconda era indirizzata all’andare oltre il fisico per comprendere Dio o se stessi e la terza era yoga terapia, con asana ed esercizi di pranayama modificati per attenuare un problema fisico; serviva inoltre ad eliminare le impurità degli organi.
Nel suo insegnamento il grande Maestro ebbe a porre l’accento sul vero fine dello yoga e cioè sull’UNIONE da raggiungere di corpo, mente e spirito, vetta che non può prescindere dal respiro il quale, a sua volta, richiede l’attenzione dell’allievo mentre prova a coordinarlo, inspirando ed espirando, con il movimento del proprio corpo: ecco che la pratica dell’asana diventa un gioco ritmico e coordinato di corpo, respiro e mente.
Krishnamacharya, nel 1934, scrisse il primo di una serie di libri che egli aveva intenzione di produrre sullo Yoga. All’interno dell’opera si trova la descrizione dell’insegnamento della pratica del maestro ai bambini, svolta nella yoga shala di Mysore. Egli gettò la base dell’Ashtanga Vinyasa Yoga, codificato poi da Sri Pattabhi Jois, il quale diede rilevanza, al proposito, di come il Maestro Krishnamacharya, che egli seguì per lunghi anni, apprese il Vinyasa, a sua volta, dal Guru Rama Mohana Brahmachari e al fatto che memorizzò lo Yoga Korunta, consistente in un antico manoscritto riportante gli asana, i vinyasa, i bandha, tutte e sei le sequenze e tutto quello che è alla base dell’odierno Ashtanga Vinyasa Yoga. Lasciato il suo guru, nel 1924, P. Jois iniziò a cercare il testo Yoga Korunta, attribuito al saggio Vamana Rishi: ne trovò una copia nella biblioteca dell’Università di Calcutta che ebbe in seguito a danneggiarsi fino a divenire inservibile.